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mercoledì 5 ottobre 2011

Che il bavaglio vada ai bambini

Proprio in questi giorni, le camere stanno discutendo il testo di legge del DDL "Intercettazioni" che prevede, tra i suoi vari articoli e comma, la "rettifica" di parti di testo, presenti in un sito internet, che il diretto interessato ritiene lesive per la propria persona. L'enciclopedia libera "Wikipedia" ha iniziato così una forma di protesta oscurando le voci in italiano, lasciando un messaggio a tutti i suoi lettori e lettrici dove gli utenti del sito affermano la loro indignazione verso quanto sta succedendo.
Il web è in fermentazione proprio in queste ore, dove ragazzi, adulti, anziani di tutta Italia esprimono la propria opinione in riguardo. Questa forma di censura ricorda quella che veniva effettuata dal personaggio di "1984", il famoso libro di George Orwell, dove un governo oligarchico, in perenne guerra con gli altri super-stati, applicava un forte lavaggio del cervello basato sul minimo utilizzo dello stesso; ebbene, il popolo italiano possiede ancora una propria coscienza e un senso civico, si spera, ed è per questo che dobbiamo lottare, non fisicamente, ma civilmente affinchè il Grande Fratello non entri nelle nostre case per spiarci giorno e notte, ma soprattutto, non ci privi del nostro diritto e della nostra libertà di stampa e di opinione. Magari, questo stesso articolo dovrà essere oggetto di "rettifica", pena la chiusura del blog, ma, finchè esisterà internet, verranno creati altri mille blog, e altri mille verranno oscurati, ma tutti dovranno conoscere le opinioni degli altri, E' UN NOSTRO DIRITTO!! NO ALLA LEGGE BAVAGLIO

giovedì 22 settembre 2011

POST Post Estate

Siete ancora intorpiditi? Il letto caldo vi impedisce la mattina di alzarvi? Sognate ancora le giornate in spiaggia? Bene!! Anche noi!

Ma la pacchia è finita, un nuovo anno è iniziato e noi ci sentiamo ancora più carichi di prima.

Siamo tornati ancora una volta per parlare della cronaca ragusana, riflettendo su tematiche importanti e facendovi conoscere un po’ meglio la realtà che ci circonda.

Secondo il nostro modestissimo parere ci impegneremo a divulgare informazione, intesa come un bene pubblico e diritto di ciascuno. Allo stesso tempo speriamo di intrattenervi, quando i compiti si trasformano improvvisamente in una catasta di nozioni da studiare o il lavoro in ufficio si fa troppo pesante.

Ma soprattutto ci riferiamo a voi ragazzi, i cui sguardi spesso rivolti verso il basso più che per meditare profondi pensieri, per controllare il marchio delle scarpe, svegliatevi come se foste trafitti da una luce caravaggesca. Meditate, non adeguatevi e cercate di dare il vostro meglio, noi cercheremo di farlo per primi.

Quindi buon inizio anno a tutti e a noi due caro lettore.

martedì 23 agosto 2011

Tra gossip e privacy

Nasce anche a Ragusa il blog "Gossip Girl", creato da alcune ragazzine che evidentemente non avevano molti impegni oltre quello di spettegolare e di guardare la serie americana che ha dato loro l'idea di creare il sito. Dopo solo due giorni di vita, il blog vanta numerosi articoli dove le amministratrici non si fanno scrupoli sul raccontare e mettere in luce la formazione di nuove coppie, i piccoli litigi e, perché no, anche piccole notizie su qualche rapporto di coppia. Le prime impressioni su questa "trovata" sono date da alcuni ragazzi che, non molto contenti di ritrovare i propri nomi e le proprie faccende trascritte pubblicamente, si sono lamentati su facebook con post e commenti. Ovviamente molte altre persone saranno vittime delle spettegole che però non hanno fatto proprio i conti con la legge, infatti non hanno tenuto conto dell'art 139 del d.l. 30/6/2003 che recita:

1. Il Garante promuove ai sensi dell'articolo 12 l'adozione da parte del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti di un codice di deontologia relativo al trattamento dei dati di cui all'articolo 136, che prevede misure ed accorgimenti a garanzia degli interessati rapportate alla natura dei dati, in particolare per quanto riguarda quelli idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale. Il codice può anche prevedere forme semplificate per le informative di cui all'articolo 13.

5. In caso di violazione delle prescrizioni contenute nel codice di deontologia, il Garante può vietare il trattamento ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera c).

Certo, se si ha una morale, non è il caso di aprire un caso giudiziario per queste bazzecole, ma è giusto avvertire queste ragazzine, dato che la legge non ammette ignoranza e che sono passibili di querela. Ancora una volta si è però confermata la tesi che Ragusa è una città noiosa e che per riuscire ad "ammazzare il tempo" internet è la prima isola di salvataggio dove il ragazzo di oggi può distrarsi e godersi il suo tempo libero, sempre se libero si può chiamare.

martedì 5 luglio 2011

Chiuso per ferie

I membri augurano ai lettori buone vacanze; riprenderemo l'attività nel mese di Settembre con nuove interviste e articoli un pò scottanti...anche se siete in vacanza rimanete sempre InFormati.



sabato 25 giugno 2011

Cercasi Opinione Pubblica: chiunque la vedesse è pregato di ricordarle di agire, grazie.

Gaetano Filangieri (1753-1788) in Scienza della legislazione, afferma come l'educazione pubblica sia più importante e formativa di quella privata. Attraverso la prima, il maestro o "legislatore", che appare ai discepoli più come un loro compagno che come tale, deve presentare dei modelli etici da seguire. Ovviamente ci sarà chi ne rimarrà indifferente o chi si avvicinerà a tali modelli superandoli addirittura, formando così un carattere nazionale. A quest'ultimo è strettamente connessa l'opinione pubblica che in qualunque governo "è ciò che vi è di più forte nello stato; la sua influenza, così nel bene, così nel male, è massima, perché superiore così all'azione come alla resistenza della pubblica autorità, e per conseguenza è di una somma importanza che venga rettificata, diretta e corretta." Filangieri a questo punto pone una domanda retorica che non fa altro che dar man forte alla sua posizione: "Tra' vari mezzi che il legislatore deve impiegare per riuscirvi, quale potrà essere più efficace di quello del quale si parla" se non la scuola pubblica? L'intellettuale napoletano capisce l'importanza delle due nel settecento. Eppure oggi, (ahimè) c'è chi fa orecchie da mercante, distruggendo la scuola statale ridicolizzando, allo stesso tempo, l'opinione pubblica. E a chi preferisce sovvenzionare la scuola privata, riporto altri versi tratti dal libro IV della stessa opera: "la corruzione finalmente dé costumi, che le buone leggi dovrebbero distruggere e riparare ma che infelicemente si ritrova oggi introdotta in tutte le classi, in tutti gli ordini della società, non ci mostrano forsi evidentemente quanto poco vi sia da sperare e quanto da temere dall'educazione privata?"
Stiamo davvero rischiando di perdere l'educazione statale e sembra che a nessuno importi. Dobbiamo davvero perderla prima di capirne il vero valore? E se davvero esiste un opinione pubblica in Italia, in un paese sodomizzato e assuefatto da scandali giornalieri, che fine ha fatto?

venerdì 10 giugno 2011

Inattività del blog

Ci scusiamo con i nostri lettori per il lungo periodo di inattività del blog, dovuto agli impegni scolastici di fine anno che hanno visto i vari membri impegnati in questo periodo. Riprenderemo subito a pubblicare nuovi articoli e nuove interviste di spicco. Ci scusiamo ancora.
Il team di Ragusa InForma.

venerdì 3 giugno 2011

2 Giugno, festa della Repubblica

Il nostro Paese festeggia per la 65° volta la proclamazione della Repubblica, data storica non solo per il risultato delle
votazioni ma anche perché, per la prima volta in Italia, a votare furono anche le donne . Un risultato molto importante, quindi, quello a cui si arrivò con il referendum del 2 Giugno, data che segnò l'inizio della Prima Repubblica Italiana, sicuramente il periodo più oscuro e misterioso della storia del nostro Paese, dove a dominare era soprattutto la classe dirigente; il popolo, ancora segnato dalla guerra e dalla povertà (si stimava che all'epoca il 47% degli italiani fosse analfabeta), non viveva molto bene . Poi la situazione cambiò radicalmente, soprattutto grazie agli aiuti finanziari degli USA, infatti crebbero il PIL e il reddito pro capite con cifre che fin'ora rimangono imbattute. Il governo fu per 47 anni consecutivi, dal 1946 al 1993 (anche questo un record tutt'ora imbattuto) completamente democristiano. In questo periodo l'Italia registrò picchi di occupazione record pari all' 80% con una crescita industriale dell'84%. Nel 1961, nell'anno del centenario dell'unità d'Italia, il presidente americano J.F.Kennedy elogiò il nostro Paese dicendo:"Tutti noi, nel senso più vasto, dobbiamo qualcosa all’ esperienza italiana. È un fatto storico straordinario: ciò che siamo e in cui crediamo ha avuto origine in questa striscia di terra che si protende nel Mediterraneo. Tutto quello per la cui salvaguardia combattiamo oggi ha avuto origine in Italia, e prima ancora in Grecia. [...] Il Risorgimento, da cui è nata l’Italia moderna, come la Rivoluzione americana che ha dato le origini al nostro Paese, è stato il risveglio degli ideali più radicati della civiltà occidentale: il desiderio di libertà e di difesa dei diritti individuali. Lo Stato esiste per proteggere questi diritti, che non ci vengono grazie alla generosità dello Stato. Questo concetto, le cui origini risalgono alla Grecia e all’ Italia, è stato, secondo me, uno dei fattori più importanti nello sviluppo del nostro Paese. [...] Per quanto l’Italia moderna abbia solo un secolo di vita, la cultura e la storia della penisola italiana vanno indietro di oltre duemila anni. La civiltà occidentale, come la conosciamo oggi, le cui tradizioni e valori spirituali hanno dato grande significato alla vita occidentale in Europa dell’Ovest e nella comunità Atlantica, è nata sulle rive del Tevere". Certamente queste parole dovrebbero renderci orgogliosi di quello che siamo e della storia che abbiamo alle spalle (eccetto qualche periodo) e mai come ora, in questo momento di difficoltà, aggravata per lo più da un governo che amministra in modo a dir poco osceno, sprecando e scialacquando soldi pubblici a destra e a manca, dobbiamo alzare la testa e lavorare affinché il nostro Paese si rialzi, perché, come cita il 1° articolo della Costituzione, "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Purtroppo i politici odierni hanno mal interpretato la parola Repubblica che, in latino res publica, significa cosa(res) di tutti(publica), e ancora più letteralmente, cosa nostra, che, capite, come aggettivo, non suona molto bene. Gli inglesi però hanno risolto questo "qui pro quo" traducendo la parola Repubblica con "Commonwealth", cioè bene comune; questo è il vero significato di Repubblica, qualcosa che ognuno di noi deve trattare bene perché appartiene a noi come agli altri, ed è proprio questo che si è perso oggi, il senso del rispetto civico nei confronti dei beni comuni, cioè dello Stato.

martedì 31 maggio 2011

Elezioni amministrative a Ragusa: "Ipse dixit"

"Ipse dixit". Il popolo ragusano ha deciso: il sindaco uscente del centro-destra, Nello Dipasquale, ha visto riassegnarsi la poltrona di primo cittadino.
Secondo fonti ufficiali alle 15 di lunedì 30 maggio, sono andati ad esprimere la loro preferenza il 71,95 per cento degli elettori, che vuol dire un - 2,5 per cento rispetto alle amministrative precedenti. In tutto hanno votato 44.404 elettori con una partecipazione maggiore delle donne, 22.895 contro 21.509 uomini.
Il vento del cambiamento, tanto atteso dal candidato a sindaco Sergio Guastella e dal popolo del centro-sinistra, si è fermato a Napoli, attirato forse dalla meravigliosa costiera amalfitana o dall'irresistibile voglia della pizza del luogo. Eppure si è fermato. Neanche una leggera brezza qui a Ragusa, infatti Dipasquale porta a casa una grande vittoria, con oltre il 57% di voti. A seguire Guastella con il 35% e Battaglia con l'8%.

lunedì 30 maggio 2011

Facebook e l'illusione dell'amicizia

“Rispondi a una richiesta di amicizia”; “Conferma” o “Ignora”.
Inizia sempre così. In questo modo, nel mondo cibernetico del noto social-network, due persone stringono, per così dire, “amicizia”.
Di suo proposito qualcuno decide di condividere con te foto, riflessioni, spezzoni della sua vita che ha per bene impacchettato in un profilo bianco e blu. Per fare in modo che tutto questo accada si deve solo scegliere “Conferma”. Basta un semplice click del mouse su quel rettangolino blu con quella scritta bianca in stampatello, tanto invitante, per catapultarti nella vita di una persona che (diciamoci la verità!) non sapevi prima nemmeno che esistesse.
Naturalmente per evitare generalizzazioni di ogni tipo, chi è sicuro di saper usare Facebook in modo sano e consapevole, non ha motivo di continuare a leggere qui di seguito.
Tuttavia non possiamo non tener conto che si usa il mondo virtuale come pozzo dei desideri. Dove gettare rancori, idee, esperienze sotto forma di monetine che, senza cognizione, vanno sempre più giù, finendo una sopra l’altra, una dopo l’altra.
Si accumula un enorme archivio di informazioni, anche personali, da divulgare senza paura agli “amici”: coloro che hanno cliccato su quell’allettante “Conferma”!
A ragione quel cervellotico harvardiano Mark Zuckerberg (per chi non lo sapesse, il papà di Facebook) ha scelto una parola a ben vedere abbastanza inappropriata. Amicizia.
È vero che uno dei vantaggi di Facebook è quello di poter aprire pagine e di conseguenza discussioni su argomenti di impronta politica, etica e chi più ne ha più ne metta.
E fino a qua il tutto non è per niente fine a se stesso.
Lo diventa purtroppo quando si decide di dare a un sentimento (l’amicizia) così presente e così importante nella vita di ogni uomo un significato così ambiguo.
Allo stesso tempo il fine di un social-network di questa portata, non potrebbe essere quello di giovare alla relazione fra giovani, alla comunicazione fra stati diversi del mondo? E a farla crescere, l’amicizia?
A questo proposito il sociologo Cameron Marlow ha avuto la bella iniziativa di pubblicare i risultati di uno studio condotto dal Facebook Data Team sulle dinamiche sociali degli utenti.
Ogni profilo ha la possibilità di avere 50, 100 e anche 500 e passa amici.
Con l’aiuto di 30 volontari e col passare dei giorni, Marlow notò come gli individui che avevano più di 500 amici interagivano, attraverso la chat o il commento di foto e link, con un numero di persone di gran lunga inferiore al totale di amici, ad esempio solo una decina. Le relazioni aumentavano col diminuire della somma complessiva degli amici.
Insomma con l’aumentare di chi sceglieva l’altro rettangolino. Quello bianco, anonimo, con la scritta nera: “Ignora”.
Come volevasi dimostrare.
Si rimane così intrappolati dal mondo cibernetico, da dimenticarsi quanto più importante possa essere il rapporto umano. Il toccarsi, l’ascoltarsi e il capirsi proprio con uno sguardo! È quello che accade nell’Amicizia.
No, si preferisce interessarsi alla situazione sentimentale o all’orientamento religioso di un profilo.
Ci si intestardisce a voler postare uno stato della serie “sono un duro, non ho bisogno di te!”, piuttosto che risolvere qualunque sia il problema davanti a una calda tazza di caffè.
Proprio la relazione, fino a prova contraria, dovrebbe essere il più grande mezzo dell’uomo per definirsi tale e non rimanere chiuso fra le pareti del pregiudizio e dell’indifferenza.
E guarda caso Facebook non fa altro che far interagire con quella decina di persone che si incontrano normalmente nel corso della vita di tutti. Mentre quella miriade di persone che legge di altri, commenta i loro pensieri sono definiti amici solo in un modo ingannevole.
È per questo facile cadere nella trappola e illudersi sul valore dell’amicizia nel contesto facebookiano, così da non capire nemmeno il grande impatto che può avere il contatto con l’altro.
Ma niente paura! È allo stesso modo facile individuare l’Amicizia, quella vera, nata attraverso l’affetto e la relazione. L’unica, attraverso la quale sapersi rapportare col mondo, con chi lo abita e con ciò che questo comporta.

venerdì 27 maggio 2011

I politici primi sportivi

Si chude oggi la "corsa al voto" che ha visto protagonisti i numerosi candidati a sindaco e a consigliere comunale di Ragusa. I cittadini sono sempre più confusi da una campagna elettorale mal organizzata, che punta sull'imprimere nella memoria del passante il volto e il cognome del candidato, oltre al partito di provenienza; un modo di fare propaganda che svia da quella che è la vera campagna elettorale che ha come scopo l'informare i cittadini sui progetti e sulle ambizioni dei vari candidati, non il mercato del voto (infatti molti candidati letteralmente andavano nei mercati cittadini a "comprare voti") al quale abbiamo assistito in questi mesi. Molti hanno forse dimenticato che il candidato, dal latino "candidus"=lucente, bianco, deve porsi come primo obiettivo il benessere della propria polìs e non il proprio benestare; oramai siamo in una società che pensa alla politica come una realtà a se stante, formata da una vera e propria classe dirigente con un'età media diciamo un pò elevata. Peccato che persone come Pericle non esistano più, poichè è stato lui che per primo ha parlato di democrazia, di certo non quella che intendiamo oggi, ma il primo prototipo di democrazia, dove quasi tutti per la prima volta potevano votare (fatta eccezione per le donne che erano socialmente scartate dalla vita politica a causa di pensieri discriminatori troppo radicati nella cultura del tempo) ed erano addirittura invogliati a farlo, pagati affinchè si interessassero e si prendessero cura della propria polìs, questa è la vera politica. Tutti gli abitanti della polìs sono dei politès e come tali sono dei politici, perchè se un cittadino non è politès è idiotès, che appunto nella grecia classica significava l'opposto di politico. Si spera che i cartelloni multiforma, geometricamente e costantemente ripetuti uno accanto all'altro, non abbiano distratto la cittadinanza e che con il senso civico che contraddistingue gli uomini dagli animali possiamo riflettere e capire chi siano i migliori rappresentanti di tutti noi, adatti ad amministrare la nostra città e la nostra splendida

Italia


Buona votazione a tutti dal blog RagusaInForma.

martedì 24 maggio 2011

Professione prevenzione

Di pericolo stradale se ne è sentito parlare. Ormai è una di quelle problematiche così presenti nella vita di tutti i giorni da cadere nello scontato, ma né banale né ripetitivo è prendere precauzioni.
Non è banale ricordare che Catania è la prima fra i capoluoghi siciliani per numero di morti causa incidente stradale e non è ripetitivo invitare al non utilizzo di alcool nel caso di guida.
Loro girano in camper, sono rappresentanti dell’INAIL e dell’ADOC e prevedono un progetto di comunicazione, “La prevenzione è sicurezza”, per i giovani al fine di orientarli correttamente a un comportamento previdente e responsabile. Oggi hanno incontrato in piazza San Giovanni gli studenti delle classi II e III D del Liceo Classico “Umberto I”.
Dall’introduzione di Luigi Ciotta, presidente ADOC Sicilia: “Siamo convinti che la forza e il valore di un impegno civile stanno nel lavoro, congiunto e programmato, che quotidianamente svolgono i soggetti istituzionali e le associazioni; ma il successo di ogni iniziativa è certamente determinato dalla capacità di porre i cittadini nelle condizioni di accogliere, e ancor più di recepire, le informazioni non come concetti nozionistici e scolastici, ma come momenti di apprendimento idonei all’arricchimento conoscitivo”.
Fra gli obbiettivi che si pone il progetto rientra porre i giovani in un’ottica di legalità e soprattutto informarlo sulle conseguenze di un eccessivo consumo di alcool, sostanze stupefacenti e farmaci.
Insomma, numerosi sono gli enti pubblici e istituzionali che tentano, con varie iniziative, di porre un freno a quella che è diventata un’emergenza nazionale a tutti gli effetti: la strage del sabato sera.
Non resta che sperare che non rimangano solo parole e che per evitarlo qualcuno prenda anche altri tipi di provvedimenti: sanzioni più severe a chi eccede non guasterebbero.
È vero che prevenire è meglio che curare, ma quando questo non basterà più?

Il decalogo antinucleare

Nucleare sì? Nucleare no?

Mentre gli occhi di tutti sono ancora puntati sul disastro di Fukushima, in Italia la questione nucleare è più che mai attuale. Nonostante le manovre del governo per nascondere la notizia del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno, si fanno più accesi i movimenti antinucleare sul web e non solo. Anche tra le fila di Greenpeace (come c’era da aspettarsi) arriva un forte e secco no. Il 18 maggio, quando alla Camera si discuteva sul decreto Omnibus, con il quale il governo vuole impedire il regolare svolgimento del referendum, un gruppo di attivisti si raduna davanti Montecitorio.

A poche settimane dal voto c’è chi però non sa nulla dei rischi del nucleare o addirittura dello stesso referendum. Ecco di seguito, perciò, i motivi che mi sono sembrati più validi per dire no al nucleare.

1. L’unica cosa certa del nucleare è che non è sicuro. C’è chi direbbe che attraverso il progresso scientifico riusciremo a difenderci da eventuali rischi, ma i dati di fatto restano. A distanza di 23 anni dal disastro Cernobyl, le ricerche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Non da meno cresce la percentuale di leucemie infantili nelle aree vicino le centrali nucleari.

2. È la fonte di energia più sporca, in quanto produce scorie radioattive che rimangono tali dai 200 ai 300 anni.

3. Che cosa farne, quindi? Qui si articola il terzo punto. Di smaltirle sembra difficile: non riusciamo nemmeno a togliere della spazzatura da Napoli, pensiamo davvero di essere in grado di tener sotto controllo le radiazioni? Fatto sta che non si è ancora individuato un sistema per renderle innocue e i rifiuti che produce il nucleare restano insostenibili per l’ecosistema.

4. La disoccupazione rappresenterebbe ancora un problema irrisolto. In base a quanto riporta Greenpeace, i posti di lavoro sarebbero pari al 10-15% in meno rispetto al numero raggiunto da altri sistemi alimentati da fonti alternative.

5. L’Italia non porrebbe fine alla sua dipendenza energetica: l’uranio, che dovrebbe alimentare le centrali nucleari italiane, proviene dai siti di estrazione dell’AREVA nel Niger. Una zona contesa tra il governo e le tribù locali ed è un conflitto per di più tenuto a bada dalla forza militare ed economica francese. L’uranio rappresenterebbe il “nuovo” oro nero. La corsa alla materia prima per le centrali nucleari equivarrebbe a quella attuale per il petrolio.

6. La cifra presentata per il costo dell’elettricità da Enel e governo (40€/mWh) verrebbe quasi raddoppiata arrivando a un massimo di 70€ /mWh. Un recente (2009) studio del Massachusetts Institute of Technology ha evidenziato, per gli impianti di nuova costruzione, che il costo del kWh nucleare è superiore a quello di gas e carbone.

7. Il nucleare può facilmente essere superato da altre fonti che entro il 2020 garantirebbero una produzione di quasi 150 miliardi di Kwh, circa tre volte in più del nucleare.

8. Proprio quando servono misure celeri per ridurre le emissioni di gas serra, le centrali verrebbero aperte dopo il 2020. La tutela del clima sarebbe messa di conseguenza in secondo piano.

9. Una centrale nucleare è altamente vulnerabile ad attacchi terroristici e a monopoli mafia, senza contare l’alto rischio sismico del territorio siciliano.

10. Nell’Italia meridionale, a causa del clima, le centrali non potrebbero letteralmente funzionare. Una centrale nucleare, per fare funzionare il suo sistema di raffreddamento, preleva acqua dai fiumi o dal mare e li rigetta riscaldati creando cosi un inquinamento termico. In Francia nell’estate 2006, l’aumento della temperatura delle acque ha richiesto delle misure eccezionali: EDF (la gemella francese di ENEL) ha ottenuto l’autorizzazione di superare di qualche grado il limite imposto per la temperatura delle acque scaricate e di ricorrere alla clorazione massiva, che ha come scopo limitare la proliferazione di germi responsabili di una grave forma di infiammazione delle meningi. Certe centrali hanno funzionato a basso regime, certe sono state chiuse, il tetto della centrale Fessenheim è stato annaffiato d’acqua per permettere il suo funzionamento.

“DIFFERENZIATI” DALLA MASSA

Oggi, 24 Maggio 2011, si è svolto a Ragusa, in piazza San Giovanni, un incontro a scopo informativo sugli innumerevoli vantaggi che il rinnovamento, quindi il riutilizzo, dei rifiuti, tramite una “sana” e operativa raccolta differenziata, porterebbero alla nostra città e al nostro paese. Un video ha mostrato ai ragazzi scene di quartieri e intere città letteralmente invase da sacconi di immondizia e rifiuti di ogni tipo. Noi dal piccolo della nostra amata Ragusa non possiamo renderci conto dell’ amara situazione fuori dalla bolla di pace e tranquillità dentro cui viviamo. Recenti dati testimoniano che dal 2000 al 2011 la quantità di rifiuti urbani è aumentata da 25 a 30 milioni di tonnellate. Se a questi aggiungiamo i rifiuti speciali, 46,8 milioni di tonnellate, e i rifiuti inerti, 40 milioni di tonnellate, superiamo le 100 tonnellate di rifiuti annue (2.720.522 in Sicilia e solo il 6% viene riciclato). Lascio a voi ogni possibile commento di indignazione, e mi concentro su un altro dato, perché tra le poche cose buone che lo stato italiano ha fatto negli ultimi anni, c’è l’entrata in vigore di una legge, che stima che nel 2012 in Italia la bellezza del 65% dei rifiuti verranno sottoposti al riciclo. Perché questi dati non restino solo numeri occorre un intervento responsabile e diligente di ogni cittadino dotato di buon senso.

Vorrei iniziare scrivendo una piccola curiosità: i rifiuti non sono altro che un nostro capriccio! Tutto ciò che non è biodegradabile, cioè che la natura non è in grado di smaltire, è prodotto dall’uomo, per aumentare le proprie comodità; nello stato originale di natura non esistono rifiuti, visto che questa è in grado di trasformare e riutilizzare tutto ciò prodotto da se stessa. Ogni cosa prodotta artificialmente è, invece, causa di un problema enorme, davanti cui l’uomo, inerme, è costretto alla resa, l’inquinamento.

Di questo passo, visto l’immenso numero di rifiuti prodotti quotidianamente, la vitalità media umana conoscerà un calo vertiginoso, che porterà ad una decimazione della popolazione mondiale.

Ma se è vero che l’ottimismo è il “profumo” della vita, non ci resta che pensare positivamente, e una volta diagnosticata la “malattia”, non ci resta che pensare alla cura, e non esiste cura più efficace della raccolta differenziata. In poche parole basterà semplicemente “trasformare” ogni nostro rifiuto, seguendo la regola delle “quattro R”:

  • Riduzione – scegliere i prodotti a uso ripetuto, quelli con minor imballaggio o con confezioni biodegradabili, evitando gli sprechi a monte;
  • Riutilizzo – riutilizzare, ad esempio, le bottiglie di vetro, il lato bianco delle fotocopie per prendere appunti e tutto quello che può essere riutilizzato prima di buttarlo.
  • Riciclo – separare i rifiuti riciclabili e conferirli negli appositi cassonetti o sacchi della raccolta differenziata in modo che possano essere avviati al processo di riciclaggio, utilizzati come “materie prime secondarie”;
  • Recupero di energie – le strategie europee indicano la possibilità di recuperare energia, ad esempio mediante trattamento termico, o digestione anaerobica.

Questo è un approccio transitorio, in attesa di una riprogettazione che possa rendere tali materiali riciclabili o riutilizzabili.

Comunque in questo mondo pieno di incertezze non possiamo ancora attendere che qualcuno prenda le redini della situazione e risolva ogni problema, ma sta a noi prenderci cura di noi stessi nel modo migliore possibile, ed è inutile parlare di un amore per la nostra terra se poi non iniziamo da queste piccolezze. Rispettando le 4 R di cui parlo sopra non solo avremmo un numero minimo di rifiuti, così abbassando il tasso di inquinamento, ma avremmo una terra più pulita e odori più gradevoli di quelli che si respirano nelle strade di ogni città. È sintomo di stoltezza continuare a fregarsene, perché è questo quello che la gente fa di fronte a queste tematiche, così pagando i 500 euro di tasse per lo smaltimento di rifiuti nelle discariche. Ma che senso ha tutto questo? Cosa ci costa fare una raccolta differenziata? Sarà forse pigrizia? Se ormai non rispettiamo l’ambiente in cui viviamo solo per pigrizia, fin dove arriveremo?

È importante infondere fra noi giovani, il convincimento che il consumo, fine a se stesso, è una strada senza sbocchi e senza futuro, e che anche i rifiuti possono diventare una risorsa e un’opportunità. In fondo, basta poco…



lunedì 23 maggio 2011

C’era una volta (?) l’Omofobia.

C’era una volta a Ragusa, un’epidemia, che mieteva vittime a destra e a manca, diffondendosi attraverso l’ignoranza. Chi ne era travolto difficilmente riusciva a trovare una via d’uscita. Però, proprio nella nostra città, c’è un movimento di persone, composto da uomini e donne, giovani e anziani, che è alla ricerca di questa via d’uscita. Carico di speranza e armato di sole fiaccole, questo movimento, ha combattuto la sua ultima battaglia giorno 17 maggio tra le splendide vie di Ragusa Ibla.
Così una cinquantina di persone ha dato vita ad una fiaccolata che, partita dalla villa, è arrivata fin davanti il Duomo ritornando per lo stesso percorso. A tenere il discorso principale è stata Maria Gloria Gramaglia, coordinatrice regionale dell’Associazione Libellula 2001. “Sono come i bambini”, afferma la Gramaglia, “e se non vengo accontentata, mi lamento!”. Si lamenta delle istituzioni cittadine che, dopo aver promesso la loro presenza alla manifestazione, hanno dato forfait all’ultimo momento.
Alcuni partecipanti inoltre hanno letto alcuni documenti . Tra questi spicca per importanza l’articolo 3 della Nostra Costituzione che afferma che i cittadini hanno tutti eguali diritti, a prescindere dal loro sesso, razza, ceto o schieramento politico, e alcuni passi de “Il Piccolo Principe” che vi riporto qui di seguito alcuni di essi:

· “E’ molto più difficile giudicare se stessi che gli altri.”

· “Non si vede bene che con il cuore. L’ essenziale è invisibile agli occhi”

· “Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle,questo basta per farlo felice quando lo si guarda”

Dando uno sguardo all’Italia intera ci accorgeremo che l’argomento ha ancora fatto parlare di sé. Infatti, in questi giorni, motivo di grande polemica è stato il manifesto pubblicitario dell’Ikea che in modo provocatorio recitava: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. Fin qui tutto normale se non che sullo sfondo, due uomini che si tengono per mano comprano dei mobili per la loro nuova casa. Lo spot viene subito contestato da Giovanardi, sottosegretario alla famiglia, che afferma: "Il termine famiglia usato dalla multinazionale è lesivo della Costituzione italiana, perché per essa si deve intendere solo quella formata dal matrimonio tra uomo e donna". Un gesto forse azzardato, anzi sicuramente azzardato per un paese dove, spesso e volentieri, l’ignoranza mentale regna sovrana e incontrastata. In effetti i veri ignoranti stanno un po’ più su, al parlamento. Di fatti il 13 Ottobre di due anni fa viene bocciato dal Pdl, Lega e Udc, il tentativo fatto alla Camera, di una legge contro l’omofobia, presentata da Paola Concia del Pd, che introduceva aggravanti per chiunque avesse commesso reati sugli omosessuali. Così la maggioranza, guidata per non dire trainata dall’Udc, dichiarò l’incostituzionalità del provvedimento che ha ricevuto 285 voti favorevoli, 222 contrari e 13 astenuti.
Ma la colpa non è solo loro. E’ nostra che gli permettiamo di fare simili sciocchezze.
Comunque sia, mi piacerebbe farvi sapere che cosa sia l’omofobia per coloro che ne sono i diretti interessati all’interno della nostra comunità. Ccosì ho fatto domande a tre di questi che per motivi di privacy chiameremo A,B e C.
-Che cosa è per te l’omofobia?

A. L'omofobia è la paura becera irrazionale pregiudiziale nei confronti di gay e lesbiche,
quindi possiamo dire che è l'avversità verso la Comunità omosessuale o verso il singolo. Essa ha alla fonte una base di ignoranza, che poi in molti casi si tramuta in psicopatologia e quindi una malattia mentale a tutti gli effetti.

B. L'omofobia è ignoranza. Le persone omofobe sconoscono o evitano una realtà assolutamente parallela alla loro. E allora, cosa è normale? Questo non l'ho capito nemmeno io, so solo che per questo non condanno chi è diverso da me, e cosi vorrei facesse la gente. Molta, troppa gente continua a sostenersi non-omofoba, ma coi fatti tutti cambiano.

C. l'omofobia è esattamente come qualsiasi altra forma di razzismo: ignoranza pura. consiste nel credere che la PROPRIA natura sia quella giusta, mentre la natura degli altri sia...innaturale!
in fondo l'omofobia parte da un presupposto:
alla maggior parte dei maschi etero, da fastidio pensare che un maschio stia con un altro maschio (infatti sono frequentissimi casi di omofobia, e rari i casi di lesbofobia), e questo fastidio si trasforma spesso in violenza, verbale e fisica.

-Secondo te è possibile sconfiggere questa forma di discriminazione? Se sì, in che modo?

A. L'omofobia si può curare: con il renderci il più possibile "umani", cioé far comprendere a tutti che l'omosessualità è una normalità di vita e non una scelta personale di ciascun individuo. Non ci sono differenze tra un eterosessuale ed omosessuale, perché entrambi sanno amare, entrambi soffrono, entrambi lavorano normalmente, entrambi sono figli di uno stesso Stato chiamato Repubblica dove il cittadino non ha solo dei doveri verso i legislatori ma ha anche dei diritti innegabili, come il diritto ad amare ed il diritto alla libertà di parola e di azione, perché tra individui ci si rispetta nel limite della libertà altrui e non omologando il proprio pensiero fatto da pregiudizi e/o falsi ideali e posticcia moralità.

B. E' possibile sconfiggere questa forma di discriminazione? certo che lo è! Ma non è facile! Dagli adulti agli adolescenti, bisogna far loro capire che una relazione uomo-donna non equivale alla normalità, ma che semplicemente amare qualcuno è normale.
Credo e spero in un futuro migliore per chi come me vorrebbe essere libero di manifestare la propria sessualità, specie in una piccola cittadina come Ragusa.

C. Certo! ovvio, non da un giorno all'altro, e magari neanche nel giro di un mese...ma si può, e si DEVE preparare la nuova generazione a non essere omofoba! e per farlo...basta educarli con questo concetto in mente: l'amore si ha tra due PERSONE, non tra un uomo e una donna, tra due persone qualsiasi! ci può sempre essere amore!
bisognerebbe smettere di fare discorsi del tipo "che si bacino a casa loro, non davanti ai bambini" solo per quanto riguarda i gay! se un bacio è indecente, lo è in ogni caso! e se si educano i bambini sin da piccoli a considerare normali sia due uomini, sia due donne, sia un uomo e una donna che si baciano, magari la prossima generazione avrà molti meno omofobi!

Alla fine delle risposte, uno dei tre ha aggiunto una sua personale opinione che mi ha davvero colpito e con il quale, penso, valga la pena di concludere:

[Invito tutti a porsi questa domanda: cosa ti fa pensare che essere eterosessuale sia meglio di essere omosessuale? Qualunque sia la tua risposta, penso proprio tu abbia sbagliato in partenza. Non dovresti nemmeno cercare una risposta a questa domanda...]