Nucleare sì? Nucleare no?
Mentre gli occhi di tutti sono ancora puntati sul disastro di Fukushima, in Italia la questione nucleare è più che mai attuale. Nonostante le manovre del governo per nascondere la notizia del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno, si fanno più accesi i movimenti antinucleare sul web e non solo. Anche tra le fila di Greenpeace (come c’era da aspettarsi) arriva un forte e secco no. Il 18 maggio, quando alla Camera si discuteva sul decreto Omnibus, con il quale il governo vuole impedire il regolare svolgimento del referendum, un gruppo di attivisti si raduna davanti Montecitorio.
A poche settimane dal voto c’è chi però non sa nulla dei rischi del nucleare o addirittura dello stesso referendum. Ecco di seguito, perciò, i motivi che mi sono sembrati più validi per dire no al nucleare.
1. L’unica cosa certa del nucleare è che non è sicuro. C’è chi direbbe che attraverso il progresso scientifico riusciremo a difenderci da eventuali rischi, ma i dati di fatto restano. A distanza di 23 anni dal disastro Cernobyl, le ricerche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Non da meno cresce la percentuale di leucemie infantili nelle aree vicino le centrali nucleari.
2. È la fonte di energia più sporca, in quanto produce scorie radioattive che rimangono tali dai 200 ai 300 anni.
3. Che cosa farne, quindi? Qui si articola il terzo punto. Di smaltirle sembra difficile: non riusciamo nemmeno a togliere della spazzatura da Napoli, pensiamo davvero di essere in grado di tener sotto controllo le radiazioni? Fatto sta che non si è ancora individuato un sistema per renderle innocue e i rifiuti che produce il nucleare restano insostenibili per l’ecosistema.
4. La disoccupazione rappresenterebbe ancora un problema irrisolto. In base a quanto riporta Greenpeace, i posti di lavoro sarebbero pari al 10-15% in meno rispetto al numero raggiunto da altri sistemi alimentati da fonti alternative.
5. L’Italia non porrebbe fine alla sua dipendenza energetica: l’uranio, che dovrebbe alimentare le centrali nucleari italiane, proviene dai siti di estrazione dell’AREVA nel Niger. Una zona contesa tra il governo e le tribù locali ed è un conflitto per di più tenuto a bada dalla forza militare ed economica francese. L’uranio rappresenterebbe il “nuovo” oro nero. La corsa alla materia prima per le centrali nucleari equivarrebbe a quella attuale per il petrolio.
6. La cifra presentata per il costo dell’elettricità da Enel e governo (40€/mWh) verrebbe quasi raddoppiata arrivando a un massimo di 70€ /mWh. Un recente (2009) studio del Massachusetts Institute of Technology ha evidenziato, per gli impianti di nuova costruzione, che il costo del kWh nucleare è superiore a quello di gas e carbone.
7. Il nucleare può facilmente essere superato da altre fonti che entro il 2020 garantirebbero una produzione di quasi 150 miliardi di Kwh, circa tre volte in più del nucleare.
8. Proprio quando servono misure celeri per ridurre le emissioni di gas serra, le centrali verrebbero aperte dopo il 2020. La tutela del clima sarebbe messa di conseguenza in secondo piano.
9. Una centrale nucleare è altamente vulnerabile ad attacchi terroristici e a monopoli mafia, senza contare l’alto rischio sismico del territorio siciliano.
10. Nell’Italia meridionale, a causa del clima, le centrali non potrebbero letteralmente funzionare. Una centrale nucleare, per fare funzionare il suo sistema di raffreddamento, preleva acqua dai fiumi o dal mare e li rigetta riscaldati creando cosi un inquinamento termico. In Francia nell’estate 2006, l’aumento della temperatura delle acque ha richiesto delle misure eccezionali: EDF (la gemella francese di ENEL) ha ottenuto l’autorizzazione di superare di qualche grado il limite imposto per la temperatura delle acque scaricate e di ricorrere alla clorazione massiva, che ha come scopo limitare la proliferazione di germi responsabili di una grave forma di infiammazione delle meningi. Certe centrali hanno funzionato a basso regime, certe sono state chiuse, il tetto della centrale Fessenheim è stato annaffiato d’acqua per permettere il suo funzionamento.
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