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giovedì 12 maggio 2011

Primo Levi, poi metti

"Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti sottili modi la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine". Questa frase sembra detta da un personaggio politico odierno che, come fa la maggiorparte, cerca di gettare fango sull'attuale governo additandolo e definendolo "fascista e assolutistico" ma in realtà è una citazione dello scrittore Primo Levi, che in un'intervista degli anni '70 ha risposto alla domanda "Cosa ha reso possibile la nascita del fascismo in Italia . Senza dubbio ha avuto una forte intuizione; non vorrei dire che il nostro Paese si sta avviando verso un regime dittatoriale ma è d'obbligo riportare i pensieri e le riflessioni di uomini che in passato si sono posti il problema di capire chi ci governi e perchè. La motivazione è la stessa che spinse Montesquiet nel '700 a teorizzare la divisione dei poteri come la conosciamo noi oggi, cioè potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Loro sono arrivati a delle conclusioni semplicemente osservando il mondo intorno a loro. Ed è proprio questo che noi dobbiamo fare: ossrvare ed interrogarci, "senza aspettare che lo Stato faccia qualcosa per noi ma alzarci e iniziare a fare qualcosa noi per lo Stato", come diceva J.F.Kennedy. Ma molti questa partecipazione attiva la vedono quasi come un'utopia, qualcosa di irrealizzabile e, conoscendo l'italiano medio, è estremamente improbabile che ciò accada.

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