Esattamente alle 17:58 di 19 anni fa, presso il km 5 dell'autostrada PuntaRaisi-Palermo, Giovanni Brusca, sicario incaricato da Totò Riina, faceva esplodere, con 5 quintali di tritolo, il giudice del pool anti-mafia Giovanni Falcone, uccidendo, oltre a lui, la moglie e tre agenti di scorta.
Nel periodo che andò dagli anni ottanta agli anni novanta, Falcone costituì la punta di diamante nella lotta alla criminalità organizzata in un territorio, quello siciliano, che era stato depredato e asciugato di gran parte delle sue risorse dalla stessa.
Il giudice, spendendo ogni sua energia in questa battaglia, rappresentava quella fascia della popolazione siciliana stanca di subire soprusi e prepotenze da coloro che costituivano le reali "autorità" dell'isola, i mafiosi.
Con il pool, un gruppo di magistrati del quale facevano parte anche Borsellino e Chinnici, Falcone impartì un durissimo colpo alla mafia siciliana causando, con quello che viene ricordato come il Maxi-Processo, 360 condanne d'arresto per un totale complessivo di oltre 2000 anni di carcere.
Intanto, le menti mafiose per smantellare il pool, fecero terra bruciata intorno ad esso, eliminando numerosi collaboratori di Falcone ed attentando anche alla sua vita nell'episodio dell'Addaura quando gli ordigni mafiosi vennero disinnescati da due eroici agenti della polizia, poi assassinati.
La fine della storia potete leggerla all'inizio dell'articolo...
Ancora oggi, a vent'anni dalla sua morte, nella figura di Giovanni Falcone si identificano i siciliani onesti e stanchi della presenza mafiosa; se grande è stato il suo operato in vita, ancora più grande è stata l'eredità che Falcone ci ha lasciato.
« La mafia non è affatto invincibile. E' un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio, un'evoluzione, e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere, non pretendendo eroismi da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. »
Con questa frase Falcone ha voluto insegnarci che, non basta ricordare le vittime della mafia e le loro gesta, bensì ,per debellare una volta per tutte il cancro della criminalità organizzata, occorre una forte opera di sensibilizzazione dei cittadini, i quali devono svegliarsi dallo stato di "sonnolenza" imposto da un diffuso clima omertoso e cominciare a reagire.Quante volte abbiamo assistito ad un abuso e non abbiamo fatto nulla per evitarlo?
Quante volte abbiamo fatto orecchie da mercante?
Il mondo ama i mediocri ma non ne facciamo una potenza dominante. Voltare le spalle anche quando la nostra partecipazione è indispensabile non è vantaggioso.
Non l'ha fatto Falcone e nemmeno Borsellino: facciamo in modo di imitare il loro esempio.
Con la partecipazione di Roberta.
In Sicilia in particolare non c'e solamente la mafia, ma anche una classe dirigente troppe volte e da troppo tempo al traino dei poteri forti della politica nazionale; Occorre un risveglio dei Siciliani per contrastare quei meccanismi della politica che essendo autoreferenziali, colpiscono nel profondo la societa' civile.
RispondiEliminaE allora come in Spagna INDIGNIAMOCI per la rinascita della nostra terra.
Gaetano