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martedì 31 maggio 2011

Elezioni amministrative a Ragusa: "Ipse dixit"

"Ipse dixit". Il popolo ragusano ha deciso: il sindaco uscente del centro-destra, Nello Dipasquale, ha visto riassegnarsi la poltrona di primo cittadino.
Secondo fonti ufficiali alle 15 di lunedì 30 maggio, sono andati ad esprimere la loro preferenza il 71,95 per cento degli elettori, che vuol dire un - 2,5 per cento rispetto alle amministrative precedenti. In tutto hanno votato 44.404 elettori con una partecipazione maggiore delle donne, 22.895 contro 21.509 uomini.
Il vento del cambiamento, tanto atteso dal candidato a sindaco Sergio Guastella e dal popolo del centro-sinistra, si è fermato a Napoli, attirato forse dalla meravigliosa costiera amalfitana o dall'irresistibile voglia della pizza del luogo. Eppure si è fermato. Neanche una leggera brezza qui a Ragusa, infatti Dipasquale porta a casa una grande vittoria, con oltre il 57% di voti. A seguire Guastella con il 35% e Battaglia con l'8%.

lunedì 30 maggio 2011

Facebook e l'illusione dell'amicizia

“Rispondi a una richiesta di amicizia”; “Conferma” o “Ignora”.
Inizia sempre così. In questo modo, nel mondo cibernetico del noto social-network, due persone stringono, per così dire, “amicizia”.
Di suo proposito qualcuno decide di condividere con te foto, riflessioni, spezzoni della sua vita che ha per bene impacchettato in un profilo bianco e blu. Per fare in modo che tutto questo accada si deve solo scegliere “Conferma”. Basta un semplice click del mouse su quel rettangolino blu con quella scritta bianca in stampatello, tanto invitante, per catapultarti nella vita di una persona che (diciamoci la verità!) non sapevi prima nemmeno che esistesse.
Naturalmente per evitare generalizzazioni di ogni tipo, chi è sicuro di saper usare Facebook in modo sano e consapevole, non ha motivo di continuare a leggere qui di seguito.
Tuttavia non possiamo non tener conto che si usa il mondo virtuale come pozzo dei desideri. Dove gettare rancori, idee, esperienze sotto forma di monetine che, senza cognizione, vanno sempre più giù, finendo una sopra l’altra, una dopo l’altra.
Si accumula un enorme archivio di informazioni, anche personali, da divulgare senza paura agli “amici”: coloro che hanno cliccato su quell’allettante “Conferma”!
A ragione quel cervellotico harvardiano Mark Zuckerberg (per chi non lo sapesse, il papà di Facebook) ha scelto una parola a ben vedere abbastanza inappropriata. Amicizia.
È vero che uno dei vantaggi di Facebook è quello di poter aprire pagine e di conseguenza discussioni su argomenti di impronta politica, etica e chi più ne ha più ne metta.
E fino a qua il tutto non è per niente fine a se stesso.
Lo diventa purtroppo quando si decide di dare a un sentimento (l’amicizia) così presente e così importante nella vita di ogni uomo un significato così ambiguo.
Allo stesso tempo il fine di un social-network di questa portata, non potrebbe essere quello di giovare alla relazione fra giovani, alla comunicazione fra stati diversi del mondo? E a farla crescere, l’amicizia?
A questo proposito il sociologo Cameron Marlow ha avuto la bella iniziativa di pubblicare i risultati di uno studio condotto dal Facebook Data Team sulle dinamiche sociali degli utenti.
Ogni profilo ha la possibilità di avere 50, 100 e anche 500 e passa amici.
Con l’aiuto di 30 volontari e col passare dei giorni, Marlow notò come gli individui che avevano più di 500 amici interagivano, attraverso la chat o il commento di foto e link, con un numero di persone di gran lunga inferiore al totale di amici, ad esempio solo una decina. Le relazioni aumentavano col diminuire della somma complessiva degli amici.
Insomma con l’aumentare di chi sceglieva l’altro rettangolino. Quello bianco, anonimo, con la scritta nera: “Ignora”.
Come volevasi dimostrare.
Si rimane così intrappolati dal mondo cibernetico, da dimenticarsi quanto più importante possa essere il rapporto umano. Il toccarsi, l’ascoltarsi e il capirsi proprio con uno sguardo! È quello che accade nell’Amicizia.
No, si preferisce interessarsi alla situazione sentimentale o all’orientamento religioso di un profilo.
Ci si intestardisce a voler postare uno stato della serie “sono un duro, non ho bisogno di te!”, piuttosto che risolvere qualunque sia il problema davanti a una calda tazza di caffè.
Proprio la relazione, fino a prova contraria, dovrebbe essere il più grande mezzo dell’uomo per definirsi tale e non rimanere chiuso fra le pareti del pregiudizio e dell’indifferenza.
E guarda caso Facebook non fa altro che far interagire con quella decina di persone che si incontrano normalmente nel corso della vita di tutti. Mentre quella miriade di persone che legge di altri, commenta i loro pensieri sono definiti amici solo in un modo ingannevole.
È per questo facile cadere nella trappola e illudersi sul valore dell’amicizia nel contesto facebookiano, così da non capire nemmeno il grande impatto che può avere il contatto con l’altro.
Ma niente paura! È allo stesso modo facile individuare l’Amicizia, quella vera, nata attraverso l’affetto e la relazione. L’unica, attraverso la quale sapersi rapportare col mondo, con chi lo abita e con ciò che questo comporta.

venerdì 27 maggio 2011

I politici primi sportivi

Si chude oggi la "corsa al voto" che ha visto protagonisti i numerosi candidati a sindaco e a consigliere comunale di Ragusa. I cittadini sono sempre più confusi da una campagna elettorale mal organizzata, che punta sull'imprimere nella memoria del passante il volto e il cognome del candidato, oltre al partito di provenienza; un modo di fare propaganda che svia da quella che è la vera campagna elettorale che ha come scopo l'informare i cittadini sui progetti e sulle ambizioni dei vari candidati, non il mercato del voto (infatti molti candidati letteralmente andavano nei mercati cittadini a "comprare voti") al quale abbiamo assistito in questi mesi. Molti hanno forse dimenticato che il candidato, dal latino "candidus"=lucente, bianco, deve porsi come primo obiettivo il benessere della propria polìs e non il proprio benestare; oramai siamo in una società che pensa alla politica come una realtà a se stante, formata da una vera e propria classe dirigente con un'età media diciamo un pò elevata. Peccato che persone come Pericle non esistano più, poichè è stato lui che per primo ha parlato di democrazia, di certo non quella che intendiamo oggi, ma il primo prototipo di democrazia, dove quasi tutti per la prima volta potevano votare (fatta eccezione per le donne che erano socialmente scartate dalla vita politica a causa di pensieri discriminatori troppo radicati nella cultura del tempo) ed erano addirittura invogliati a farlo, pagati affinchè si interessassero e si prendessero cura della propria polìs, questa è la vera politica. Tutti gli abitanti della polìs sono dei politès e come tali sono dei politici, perchè se un cittadino non è politès è idiotès, che appunto nella grecia classica significava l'opposto di politico. Si spera che i cartelloni multiforma, geometricamente e costantemente ripetuti uno accanto all'altro, non abbiano distratto la cittadinanza e che con il senso civico che contraddistingue gli uomini dagli animali possiamo riflettere e capire chi siano i migliori rappresentanti di tutti noi, adatti ad amministrare la nostra città e la nostra splendida

Italia


Buona votazione a tutti dal blog RagusaInForma.

martedì 24 maggio 2011

Professione prevenzione

Di pericolo stradale se ne è sentito parlare. Ormai è una di quelle problematiche così presenti nella vita di tutti i giorni da cadere nello scontato, ma né banale né ripetitivo è prendere precauzioni.
Non è banale ricordare che Catania è la prima fra i capoluoghi siciliani per numero di morti causa incidente stradale e non è ripetitivo invitare al non utilizzo di alcool nel caso di guida.
Loro girano in camper, sono rappresentanti dell’INAIL e dell’ADOC e prevedono un progetto di comunicazione, “La prevenzione è sicurezza”, per i giovani al fine di orientarli correttamente a un comportamento previdente e responsabile. Oggi hanno incontrato in piazza San Giovanni gli studenti delle classi II e III D del Liceo Classico “Umberto I”.
Dall’introduzione di Luigi Ciotta, presidente ADOC Sicilia: “Siamo convinti che la forza e il valore di un impegno civile stanno nel lavoro, congiunto e programmato, che quotidianamente svolgono i soggetti istituzionali e le associazioni; ma il successo di ogni iniziativa è certamente determinato dalla capacità di porre i cittadini nelle condizioni di accogliere, e ancor più di recepire, le informazioni non come concetti nozionistici e scolastici, ma come momenti di apprendimento idonei all’arricchimento conoscitivo”.
Fra gli obbiettivi che si pone il progetto rientra porre i giovani in un’ottica di legalità e soprattutto informarlo sulle conseguenze di un eccessivo consumo di alcool, sostanze stupefacenti e farmaci.
Insomma, numerosi sono gli enti pubblici e istituzionali che tentano, con varie iniziative, di porre un freno a quella che è diventata un’emergenza nazionale a tutti gli effetti: la strage del sabato sera.
Non resta che sperare che non rimangano solo parole e che per evitarlo qualcuno prenda anche altri tipi di provvedimenti: sanzioni più severe a chi eccede non guasterebbero.
È vero che prevenire è meglio che curare, ma quando questo non basterà più?

Il decalogo antinucleare

Nucleare sì? Nucleare no?

Mentre gli occhi di tutti sono ancora puntati sul disastro di Fukushima, in Italia la questione nucleare è più che mai attuale. Nonostante le manovre del governo per nascondere la notizia del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno, si fanno più accesi i movimenti antinucleare sul web e non solo. Anche tra le fila di Greenpeace (come c’era da aspettarsi) arriva un forte e secco no. Il 18 maggio, quando alla Camera si discuteva sul decreto Omnibus, con il quale il governo vuole impedire il regolare svolgimento del referendum, un gruppo di attivisti si raduna davanti Montecitorio.

A poche settimane dal voto c’è chi però non sa nulla dei rischi del nucleare o addirittura dello stesso referendum. Ecco di seguito, perciò, i motivi che mi sono sembrati più validi per dire no al nucleare.

1. L’unica cosa certa del nucleare è che non è sicuro. C’è chi direbbe che attraverso il progresso scientifico riusciremo a difenderci da eventuali rischi, ma i dati di fatto restano. A distanza di 23 anni dal disastro Cernobyl, le ricerche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Non da meno cresce la percentuale di leucemie infantili nelle aree vicino le centrali nucleari.

2. È la fonte di energia più sporca, in quanto produce scorie radioattive che rimangono tali dai 200 ai 300 anni.

3. Che cosa farne, quindi? Qui si articola il terzo punto. Di smaltirle sembra difficile: non riusciamo nemmeno a togliere della spazzatura da Napoli, pensiamo davvero di essere in grado di tener sotto controllo le radiazioni? Fatto sta che non si è ancora individuato un sistema per renderle innocue e i rifiuti che produce il nucleare restano insostenibili per l’ecosistema.

4. La disoccupazione rappresenterebbe ancora un problema irrisolto. In base a quanto riporta Greenpeace, i posti di lavoro sarebbero pari al 10-15% in meno rispetto al numero raggiunto da altri sistemi alimentati da fonti alternative.

5. L’Italia non porrebbe fine alla sua dipendenza energetica: l’uranio, che dovrebbe alimentare le centrali nucleari italiane, proviene dai siti di estrazione dell’AREVA nel Niger. Una zona contesa tra il governo e le tribù locali ed è un conflitto per di più tenuto a bada dalla forza militare ed economica francese. L’uranio rappresenterebbe il “nuovo” oro nero. La corsa alla materia prima per le centrali nucleari equivarrebbe a quella attuale per il petrolio.

6. La cifra presentata per il costo dell’elettricità da Enel e governo (40€/mWh) verrebbe quasi raddoppiata arrivando a un massimo di 70€ /mWh. Un recente (2009) studio del Massachusetts Institute of Technology ha evidenziato, per gli impianti di nuova costruzione, che il costo del kWh nucleare è superiore a quello di gas e carbone.

7. Il nucleare può facilmente essere superato da altre fonti che entro il 2020 garantirebbero una produzione di quasi 150 miliardi di Kwh, circa tre volte in più del nucleare.

8. Proprio quando servono misure celeri per ridurre le emissioni di gas serra, le centrali verrebbero aperte dopo il 2020. La tutela del clima sarebbe messa di conseguenza in secondo piano.

9. Una centrale nucleare è altamente vulnerabile ad attacchi terroristici e a monopoli mafia, senza contare l’alto rischio sismico del territorio siciliano.

10. Nell’Italia meridionale, a causa del clima, le centrali non potrebbero letteralmente funzionare. Una centrale nucleare, per fare funzionare il suo sistema di raffreddamento, preleva acqua dai fiumi o dal mare e li rigetta riscaldati creando cosi un inquinamento termico. In Francia nell’estate 2006, l’aumento della temperatura delle acque ha richiesto delle misure eccezionali: EDF (la gemella francese di ENEL) ha ottenuto l’autorizzazione di superare di qualche grado il limite imposto per la temperatura delle acque scaricate e di ricorrere alla clorazione massiva, che ha come scopo limitare la proliferazione di germi responsabili di una grave forma di infiammazione delle meningi. Certe centrali hanno funzionato a basso regime, certe sono state chiuse, il tetto della centrale Fessenheim è stato annaffiato d’acqua per permettere il suo funzionamento.

“DIFFERENZIATI” DALLA MASSA

Oggi, 24 Maggio 2011, si è svolto a Ragusa, in piazza San Giovanni, un incontro a scopo informativo sugli innumerevoli vantaggi che il rinnovamento, quindi il riutilizzo, dei rifiuti, tramite una “sana” e operativa raccolta differenziata, porterebbero alla nostra città e al nostro paese. Un video ha mostrato ai ragazzi scene di quartieri e intere città letteralmente invase da sacconi di immondizia e rifiuti di ogni tipo. Noi dal piccolo della nostra amata Ragusa non possiamo renderci conto dell’ amara situazione fuori dalla bolla di pace e tranquillità dentro cui viviamo. Recenti dati testimoniano che dal 2000 al 2011 la quantità di rifiuti urbani è aumentata da 25 a 30 milioni di tonnellate. Se a questi aggiungiamo i rifiuti speciali, 46,8 milioni di tonnellate, e i rifiuti inerti, 40 milioni di tonnellate, superiamo le 100 tonnellate di rifiuti annue (2.720.522 in Sicilia e solo il 6% viene riciclato). Lascio a voi ogni possibile commento di indignazione, e mi concentro su un altro dato, perché tra le poche cose buone che lo stato italiano ha fatto negli ultimi anni, c’è l’entrata in vigore di una legge, che stima che nel 2012 in Italia la bellezza del 65% dei rifiuti verranno sottoposti al riciclo. Perché questi dati non restino solo numeri occorre un intervento responsabile e diligente di ogni cittadino dotato di buon senso.

Vorrei iniziare scrivendo una piccola curiosità: i rifiuti non sono altro che un nostro capriccio! Tutto ciò che non è biodegradabile, cioè che la natura non è in grado di smaltire, è prodotto dall’uomo, per aumentare le proprie comodità; nello stato originale di natura non esistono rifiuti, visto che questa è in grado di trasformare e riutilizzare tutto ciò prodotto da se stessa. Ogni cosa prodotta artificialmente è, invece, causa di un problema enorme, davanti cui l’uomo, inerme, è costretto alla resa, l’inquinamento.

Di questo passo, visto l’immenso numero di rifiuti prodotti quotidianamente, la vitalità media umana conoscerà un calo vertiginoso, che porterà ad una decimazione della popolazione mondiale.

Ma se è vero che l’ottimismo è il “profumo” della vita, non ci resta che pensare positivamente, e una volta diagnosticata la “malattia”, non ci resta che pensare alla cura, e non esiste cura più efficace della raccolta differenziata. In poche parole basterà semplicemente “trasformare” ogni nostro rifiuto, seguendo la regola delle “quattro R”:

  • Riduzione – scegliere i prodotti a uso ripetuto, quelli con minor imballaggio o con confezioni biodegradabili, evitando gli sprechi a monte;
  • Riutilizzo – riutilizzare, ad esempio, le bottiglie di vetro, il lato bianco delle fotocopie per prendere appunti e tutto quello che può essere riutilizzato prima di buttarlo.
  • Riciclo – separare i rifiuti riciclabili e conferirli negli appositi cassonetti o sacchi della raccolta differenziata in modo che possano essere avviati al processo di riciclaggio, utilizzati come “materie prime secondarie”;
  • Recupero di energie – le strategie europee indicano la possibilità di recuperare energia, ad esempio mediante trattamento termico, o digestione anaerobica.

Questo è un approccio transitorio, in attesa di una riprogettazione che possa rendere tali materiali riciclabili o riutilizzabili.

Comunque in questo mondo pieno di incertezze non possiamo ancora attendere che qualcuno prenda le redini della situazione e risolva ogni problema, ma sta a noi prenderci cura di noi stessi nel modo migliore possibile, ed è inutile parlare di un amore per la nostra terra se poi non iniziamo da queste piccolezze. Rispettando le 4 R di cui parlo sopra non solo avremmo un numero minimo di rifiuti, così abbassando il tasso di inquinamento, ma avremmo una terra più pulita e odori più gradevoli di quelli che si respirano nelle strade di ogni città. È sintomo di stoltezza continuare a fregarsene, perché è questo quello che la gente fa di fronte a queste tematiche, così pagando i 500 euro di tasse per lo smaltimento di rifiuti nelle discariche. Ma che senso ha tutto questo? Cosa ci costa fare una raccolta differenziata? Sarà forse pigrizia? Se ormai non rispettiamo l’ambiente in cui viviamo solo per pigrizia, fin dove arriveremo?

È importante infondere fra noi giovani, il convincimento che il consumo, fine a se stesso, è una strada senza sbocchi e senza futuro, e che anche i rifiuti possono diventare una risorsa e un’opportunità. In fondo, basta poco…



lunedì 23 maggio 2011

C’era una volta (?) l’Omofobia.

C’era una volta a Ragusa, un’epidemia, che mieteva vittime a destra e a manca, diffondendosi attraverso l’ignoranza. Chi ne era travolto difficilmente riusciva a trovare una via d’uscita. Però, proprio nella nostra città, c’è un movimento di persone, composto da uomini e donne, giovani e anziani, che è alla ricerca di questa via d’uscita. Carico di speranza e armato di sole fiaccole, questo movimento, ha combattuto la sua ultima battaglia giorno 17 maggio tra le splendide vie di Ragusa Ibla.
Così una cinquantina di persone ha dato vita ad una fiaccolata che, partita dalla villa, è arrivata fin davanti il Duomo ritornando per lo stesso percorso. A tenere il discorso principale è stata Maria Gloria Gramaglia, coordinatrice regionale dell’Associazione Libellula 2001. “Sono come i bambini”, afferma la Gramaglia, “e se non vengo accontentata, mi lamento!”. Si lamenta delle istituzioni cittadine che, dopo aver promesso la loro presenza alla manifestazione, hanno dato forfait all’ultimo momento.
Alcuni partecipanti inoltre hanno letto alcuni documenti . Tra questi spicca per importanza l’articolo 3 della Nostra Costituzione che afferma che i cittadini hanno tutti eguali diritti, a prescindere dal loro sesso, razza, ceto o schieramento politico, e alcuni passi de “Il Piccolo Principe” che vi riporto qui di seguito alcuni di essi:

· “E’ molto più difficile giudicare se stessi che gli altri.”

· “Non si vede bene che con il cuore. L’ essenziale è invisibile agli occhi”

· “Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle,questo basta per farlo felice quando lo si guarda”

Dando uno sguardo all’Italia intera ci accorgeremo che l’argomento ha ancora fatto parlare di sé. Infatti, in questi giorni, motivo di grande polemica è stato il manifesto pubblicitario dell’Ikea che in modo provocatorio recitava: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. Fin qui tutto normale se non che sullo sfondo, due uomini che si tengono per mano comprano dei mobili per la loro nuova casa. Lo spot viene subito contestato da Giovanardi, sottosegretario alla famiglia, che afferma: "Il termine famiglia usato dalla multinazionale è lesivo della Costituzione italiana, perché per essa si deve intendere solo quella formata dal matrimonio tra uomo e donna". Un gesto forse azzardato, anzi sicuramente azzardato per un paese dove, spesso e volentieri, l’ignoranza mentale regna sovrana e incontrastata. In effetti i veri ignoranti stanno un po’ più su, al parlamento. Di fatti il 13 Ottobre di due anni fa viene bocciato dal Pdl, Lega e Udc, il tentativo fatto alla Camera, di una legge contro l’omofobia, presentata da Paola Concia del Pd, che introduceva aggravanti per chiunque avesse commesso reati sugli omosessuali. Così la maggioranza, guidata per non dire trainata dall’Udc, dichiarò l’incostituzionalità del provvedimento che ha ricevuto 285 voti favorevoli, 222 contrari e 13 astenuti.
Ma la colpa non è solo loro. E’ nostra che gli permettiamo di fare simili sciocchezze.
Comunque sia, mi piacerebbe farvi sapere che cosa sia l’omofobia per coloro che ne sono i diretti interessati all’interno della nostra comunità. Ccosì ho fatto domande a tre di questi che per motivi di privacy chiameremo A,B e C.
-Che cosa è per te l’omofobia?

A. L'omofobia è la paura becera irrazionale pregiudiziale nei confronti di gay e lesbiche,
quindi possiamo dire che è l'avversità verso la Comunità omosessuale o verso il singolo. Essa ha alla fonte una base di ignoranza, che poi in molti casi si tramuta in psicopatologia e quindi una malattia mentale a tutti gli effetti.

B. L'omofobia è ignoranza. Le persone omofobe sconoscono o evitano una realtà assolutamente parallela alla loro. E allora, cosa è normale? Questo non l'ho capito nemmeno io, so solo che per questo non condanno chi è diverso da me, e cosi vorrei facesse la gente. Molta, troppa gente continua a sostenersi non-omofoba, ma coi fatti tutti cambiano.

C. l'omofobia è esattamente come qualsiasi altra forma di razzismo: ignoranza pura. consiste nel credere che la PROPRIA natura sia quella giusta, mentre la natura degli altri sia...innaturale!
in fondo l'omofobia parte da un presupposto:
alla maggior parte dei maschi etero, da fastidio pensare che un maschio stia con un altro maschio (infatti sono frequentissimi casi di omofobia, e rari i casi di lesbofobia), e questo fastidio si trasforma spesso in violenza, verbale e fisica.

-Secondo te è possibile sconfiggere questa forma di discriminazione? Se sì, in che modo?

A. L'omofobia si può curare: con il renderci il più possibile "umani", cioé far comprendere a tutti che l'omosessualità è una normalità di vita e non una scelta personale di ciascun individuo. Non ci sono differenze tra un eterosessuale ed omosessuale, perché entrambi sanno amare, entrambi soffrono, entrambi lavorano normalmente, entrambi sono figli di uno stesso Stato chiamato Repubblica dove il cittadino non ha solo dei doveri verso i legislatori ma ha anche dei diritti innegabili, come il diritto ad amare ed il diritto alla libertà di parola e di azione, perché tra individui ci si rispetta nel limite della libertà altrui e non omologando il proprio pensiero fatto da pregiudizi e/o falsi ideali e posticcia moralità.

B. E' possibile sconfiggere questa forma di discriminazione? certo che lo è! Ma non è facile! Dagli adulti agli adolescenti, bisogna far loro capire che una relazione uomo-donna non equivale alla normalità, ma che semplicemente amare qualcuno è normale.
Credo e spero in un futuro migliore per chi come me vorrebbe essere libero di manifestare la propria sessualità, specie in una piccola cittadina come Ragusa.

C. Certo! ovvio, non da un giorno all'altro, e magari neanche nel giro di un mese...ma si può, e si DEVE preparare la nuova generazione a non essere omofoba! e per farlo...basta educarli con questo concetto in mente: l'amore si ha tra due PERSONE, non tra un uomo e una donna, tra due persone qualsiasi! ci può sempre essere amore!
bisognerebbe smettere di fare discorsi del tipo "che si bacino a casa loro, non davanti ai bambini" solo per quanto riguarda i gay! se un bacio è indecente, lo è in ogni caso! e se si educano i bambini sin da piccoli a considerare normali sia due uomini, sia due donne, sia un uomo e una donna che si baciano, magari la prossima generazione avrà molti meno omofobi!

Alla fine delle risposte, uno dei tre ha aggiunto una sua personale opinione che mi ha davvero colpito e con il quale, penso, valga la pena di concludere:

[Invito tutti a porsi questa domanda: cosa ti fa pensare che essere eterosessuale sia meglio di essere omosessuale? Qualunque sia la tua risposta, penso proprio tu abbia sbagliato in partenza. Non dovresti nemmeno cercare una risposta a questa domanda...]

A fare stragi siamo tutti Capaci..

.. ben poche sono, invece, le persone che sono disposte a sacrificare la propria esistenza al servizio delle istituzioni.
Esattamente alle 17:58 di 19 anni fa, presso il km 5 dell'autostrada PuntaRaisi-Palermo, Giovanni Brusca, sicario incaricato da Totò Riina, faceva esplodere, con 5 quintali di tritolo, il giudice del pool anti-mafia Giovanni Falcone, uccidendo, oltre a lui, la moglie e tre agenti di scorta.
Nel periodo che andò dagli anni ottanta agli anni novanta, Falcone costituì la punta di diamante nella lotta alla criminalità organizzata in un territorio, quello siciliano, che era stato depredato e asciugato di gran parte delle sue risorse dalla stessa.
Il giudice, spendendo ogni sua energia in questa battaglia, rappresentava quella fascia della popolazione siciliana stanca di subire soprusi e prepotenze da coloro che costituivano le reali "autorità" dell'isola, i mafiosi.
Con il pool, un gruppo di magistrati del quale facevano parte anche Borsellino e Chinnici, Falcone impartì un durissimo colpo alla mafia siciliana causando, con quello che viene ricordato come il Maxi-Processo, 360 condanne d'arresto per un totale complessivo di oltre 2000 anni di carcere.
Intanto, le menti mafiose per smantellare il pool, fecero terra bruciata intorno ad esso, eliminando numerosi collaboratori di Falcone ed attentando anche alla sua vita nell'episodio dell'Addaura quando gli ordigni mafiosi vennero disinnescati da due eroici agenti della polizia, poi assassinati.
La fine della storia potete leggerla all'inizio dell'articolo...
Ancora oggi, a vent'anni dalla sua morte, nella figura di Giovanni Falcone si identificano i siciliani onesti e stanchi della presenza mafiosa; se grande è stato il suo operato in vita, ancora più grande è stata l'eredità che Falcone ci ha lasciato.
« La mafia non è affatto invincibile. E' un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio, un'evoluzione, e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere, non pretendendo eroismi da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. »
Con questa frase Falcone ha voluto insegnarci che, non basta ricordare le vittime della mafia e le loro gesta, bensì ,per debellare una volta per tutte il cancro della criminalità organizzata, occorre una forte opera di sensibilizzazione dei cittadini, i quali devono svegliarsi dallo stato di "sonnolenza" imposto da un diffuso clima omertoso e cominciare a reagire.
Quante volte abbiamo assistito ad un abuso e non abbiamo fatto nulla per evitarlo?
Quante volte abbiamo fatto orecchie da mercante?
Il mondo ama i mediocri ma non ne facciamo una potenza dominante. Voltare le spalle anche quando la nostra partecipazione è indispensabile non è vantaggioso.
Non l'ha fatto Falcone e nemmeno Borsellino: facciamo in modo di imitare il loro esempio.

Con la partecipazione di Roberta.




venerdì 20 maggio 2011

Sogno un’Italia...

Sogno un’Italia nuova, sogno un’Italia profondamente riformata. Sogno un’Italia di nuovi valori affiancati dalla solidità delle nostre tradizioni, un’Italia basata sulla meritocrazia. Sogno un’Italia dove è il raccomandato ad essere disoccupato, dove il clientelismo si è estinto; sogno un’Italia dove si sale ma non si scende in politica, nobilissima arte dell’amministrare la polis; sogno un’Italia forte, unita sotto il nostro tricolore, che non si fermi di fronte a stupidi stereotipi. Sogno un’Italia economicamente attiva ed omogenea, libera dal monopolio della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta e di tutta la merda che c’è intorno! Sogno un’Italia alternativa, che dia uguali spazi ed opportunità ad ogni singolo cittadino italiano, abbattendo l’omofobia e la paura delle diversità; sogno un’Italia che valorizzi la scuola e faccia affidamento sui giovani. Sogno un’Italia che finanzi le università pubbliche, a favore della ricerca e dello sviluppo; sogno un’Italia governata da politici capaci, che facciano le veci della gente e stiano attenti ai loro problemi. Sogno un’Italia correttamente informata, dove i mass media sono liberi da ogni sorta di censura dell’informazione; sogno un’Italia dove tutti pagano le tasse, dove tutti ricevono servizi dallo Stato.

Forse pretendo troppo o forse sogno solamente qualcosa che dovrebbe essere così di diritto. Insomma, sogno un’altra Italia…

mercoledì 18 maggio 2011

Finalmente cultura, sarà un caso?

Finalmente apre i battenti la tanto attesa biblioteca pubblica di Ragusa Giovanni Verga, dedicata allo scrittore siciliano che, fra molte cose, amava soprattutto la roba. Quelle che invece vengono particolarmente apprezzate a Ragusa sono le cadenze "casuali" delle inaugurazioni; infatti, a soli 10 giorni dalle elezioni amministrative, la biblioteca diventa aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e il pomeriggio dalle 15.30 alle 18.30 solo martedì e giovedì. Sicuramente gli orari non sono molto consoni all'attività dei cittadini, soprattutto a quella dei ragazzi che di mattina sono a scuola, ma la struttura è ben organizzata: la Dott.ssa Ingallina, direttrice del settore culturale di Ragusa, l'ha descritta per noi: "al piano hall si trovano i responsabili della distribuzione dei libri, se invece il lettore preferisce un genere letterario rispetto ad un altro, al 1° piano si trova la narrativa con la sala attrezzata per la lettura dei bambini, scendendo al seminterrato, che sarà usata anche come sala conferenze, ci sono i libri di arte, i periodici antichi e i libri francesi e al piano inferiore, il deposito con i libri di un certo valore che rimarranno aperti al pubblico per pochi giorni (affrettatevi). Infine il 2° piano sarà allestito come zona wireless", almeno si spera. Ieri all' inaugurazione erano presenti il sindaco Nello Dipasquale, le autorità di Ragusa e l'assessore allo sport Ciccio Barone, che ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda il "ritardo" dell'apertura: "5 anni fa, quando il comune ha vinto l'appalto, già sono iniziati i primi problemi burocratici e sono stati spesi i primi 780.000 € per rifare completamente i due piani superiori che erano completamente inagibili; dopo il restauro dei due piani, nel 2008 si è rilevato un problema di infiltrazione d'acqua nei piani inferiori e bisognava riprogettare il sistema antincendio ormai obsoleto; poi si è presentato il problema del parcheggio e qui la nostra amministrazione si è trovata in difficoltà economiche e fu costretta ad andare a pescare 250.000€ da vecchie tasse e i restanti 65.000€, serviti per il sistema di videosorveglianza, vennero presi dall' Iper le Dune grazie alla costruzione del parcheggio con l'impianto fotovoltaico", praticamente il supermercato che presta al comune. "In totale l'amministrazione ha speso 1.000.000 di €, più i 70.000 che ha dovuto pagare, dopo un'asta a ribasso, ad una ditta di Bologna che ha vinto l'appalto per il trasferimento dei libri. Sommando tempo e denaro, il comune si è speso tantissimo e ha lavorato sodo affinchè questo progetto si realizzasse". Ovviamente facciamo un grande complimento alla nostra amministrazione e all'assessore Ciccio Barone, che preferisce essere chiamato amichevolmente Ciccio, augurandole un in bocca al lupo alla buona riuscita di questa propagand...ehm biblioteca.

Nucleare - Il problema senza la soluzione

Alfano a Ragusa: “Siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”

Giorno 29 aprile a Ragusa è venuto il ministro di Grazia e Giustizia, Angelino Alfano, per “riaprire” per l’ennesima volta la campagna elettorale dell’attuale sindaco uscente.
Tutto ciò viene tradotto con due semplici parole: “grande pubblicità”. Pubblicità per la città e per i nostri cittadini, accorsi in gran numero in pompa magna. Lo aspettavano scodinzolando. Quando viene il capo tutti in riga, pancia in dentro e petto in fuori. E bravi i Ragusani!
Il primo cittadino su Angelino è chiarissimo: “Il ministro Alfano è un uomo di grandissimo spessore, un uomo che l’Italia sta apprezzando tanto. Un uomo che fa sognare gli uomini del meridione perché noi pensiamo e riteniamo che il futuro sia il meridione”. Primo fra tutti, il sindaco, aspetta a braccia aperte, ma non solo, infatti si fa aiutare/raccomandare/presentare da un sobillatore, un boicottatore della Costituzione italiana. Questi, infatti, é la mente del noto e discusso lodo Alfano che garantisce l’immunità alle quattro alte cariche dello stato. Qualsiasi delitto dovessero commettere, non sarebbero perseguibili fino alla fine della legislatura. Sono compresi anche i delitti comuni svincolati dall’attività politica, oltre a quelli per cui c’è un processo in corso già da prima del loro mandato. In poche parole non si potrebbe procedere nemmeno nel caso strangolassero la moglie, molestassero la segretaria o, più verosimilmente, corrompessero un testimone perché possa mentire sotto giuramento in tribunale facendo assolvere un colpevole. Accusa, tra l’altro, imputata a Big B per il processo Mills. Sembrerebbe proprio una leggina ad hoc (forse sarebbe meglio dire ad personam) voluta fortemente dal nostro presidente del consiglio, che, in questo modo, perderebbe tutti i capi d’accusa che pendono sulla sua testa. Che coincidenza!
Questo lodo tuttavia viene bocciato dalla Corte Costituzionale perché dichiarato incompatibile, in quanto va schiantandosi contro l’art.3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”.
Tutti tranne uno, o meglio: 4!

W la rettitudine, W Angelino Alfano!


domenica 15 maggio 2011

Nichi Vendola a Marina di Ragusa:ecologia, libertà e politica

Oggi 15 maggio 2011 il candidato a sindaco di Ragusa Sergio Guastella, insieme al PD, Sinistra Ecologia e Libertà e Italia dei Valori, ha invitato il presidente della ragione Puglia Nichi Vendola che, tra musica e festeggiamenti, ha tenuto un discorso basato sulla satira politica che man mano andava a contestare l'operato del governo con delle condanne tutt'altro che lievi. La folla ha apprezzato molto la parte del discorso riguardante il referendum del 12\13 giugno, sul quale il nostro blog ha fatto un servizio che apparirà a breve sul sito. Vendola ha ribadito l'importanza di andare a votare, non per il benessere di un partito ma per il benessere pubblico, in quanto, nel caso non si arrivasse al quorum, passeranno le leggi che promuovono l'energia nucleare, la privatizzazione dell'acqua e il legittimo impedimento. Con queste tre "porcate", come le ha definite Vendola, verranno colpiti tre punti fondamentali del nostro Paese: il bellissimo panorama naturale verrà deturpato dalle centrali nucleari, l'acqua bene comune verrà privatizzata e tassata, tanto che possiamo andare a raccogliere la pioggia con le bacinelle, sperando che non vengano privatizzate anche le nuvole, e il principio per cui "La legge è uguale per tutti". Sembra ovvia la risposta del popolo a questo referendum, ma incredibilmente questo problema non sembra stimoli tanto l'interesse pubblico, come abbiamo anche verificato nelle nostre interviste. Vendola attribuisce la colpa di questo disinteresse all'elevata quantità di TV spazzatura che gran parte degli italiani apprezza, sviando l'attenzione da questioni di ben più elevata importanza come il futuro della propria nazione e dei propri figli.

Intervista al Vescovo di Ragusa

sabato 14 maggio 2011

Problemi risolti

Mi scuso con tutti i lettori del blog ma a causa di problemi tecnici riguardanti il sito ci è stato impossibile postare nuove notizie. Riprenderemo subito il nostro lavoro con la pubblicazione di due interviste di un certo spessore. Grazie della pazienza

giovedì 12 maggio 2011

Primo Levi, poi metti

"Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti sottili modi la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine". Questa frase sembra detta da un personaggio politico odierno che, come fa la maggiorparte, cerca di gettare fango sull'attuale governo additandolo e definendolo "fascista e assolutistico" ma in realtà è una citazione dello scrittore Primo Levi, che in un'intervista degli anni '70 ha risposto alla domanda "Cosa ha reso possibile la nascita del fascismo in Italia . Senza dubbio ha avuto una forte intuizione; non vorrei dire che il nostro Paese si sta avviando verso un regime dittatoriale ma è d'obbligo riportare i pensieri e le riflessioni di uomini che in passato si sono posti il problema di capire chi ci governi e perchè. La motivazione è la stessa che spinse Montesquiet nel '700 a teorizzare la divisione dei poteri come la conosciamo noi oggi, cioè potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Loro sono arrivati a delle conclusioni semplicemente osservando il mondo intorno a loro. Ed è proprio questo che noi dobbiamo fare: ossrvare ed interrogarci, "senza aspettare che lo Stato faccia qualcosa per noi ma alzarci e iniziare a fare qualcosa noi per lo Stato", come diceva J.F.Kennedy. Ma molti questa partecipazione attiva la vedono quasi come un'utopia, qualcosa di irrealizzabile e, conoscendo l'italiano medio, è estremamente improbabile che ciò accada.

martedì 10 maggio 2011

Proposte

Se qualcuno avesse richieste per servizi inviatele a:

ragusainforma@yahoo.it

Le proposte possono essere fatte anche in forma anonima.
Grazie in anticipo.

lunedì 9 maggio 2011

Lo Stato ha sbloccato gli appalti e la mafia riapre i cantieri

Aldo Moro: 33 anni di misteri

Nella giornata di oggi, di 33 anni fa, venne ritrovato, nel baule di un'auto, il corpo senza vita del segretario di Democrazia Cristiana Aldo Moro, che era stato fino ad allora tenuto sotto sequestro dalle Brigate Rosse per 55 giorni. Sull'omicidio la procura iniziò immediatamente ad indagare trovando i colpevoli e, anche grazie all'intervento del Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, riuscì a smantellare l'intera rete delle Brigate che in quel periodo aveva seminato paura e terrore nel Paese. Dopo l'omicidio Moro, le Brigate Rosse ebbero solo un breve periodo di attività gambizzando qualche politico e minacciando il Gen. Dalla Chiesa, ma la lotta al terrorismo poteva dirsi conclusa. Nate nel 1970 da un gruppo di tre ragazzi con ambizioni molto grandi, le BR seguivano i modelli di movimenti violenti e rivoluzionari già esistenti in europa, basandosi su idee Marxiste-Leniniste; il loro obiettivo principe era una dittatura del proletariato che riuscisse a governare uno Stato laico e democratico. Purtroppo, come sappiamo, i ragazzi sono pieni di fantasia e il loro progetto andò in fumo;anzi divennero, addirittura, capro espiatorio di qualsiasi attentato fosse avvenuto in Italia. Infatti alcune delle stragi degli anni di piombo vennero considerate, dallo Stato, opera delle BR, ma, in quel periodo (1968-1969), l'organizzazione terroristica non era ancora nata. Qui sorge spontanea una domanda, perchè lo Stato si ostina tanto a trovare falsi colpevoli quando gli attentati erano già stati definiti come "attentati di mafia"? Perchè, quando il Gen. Dalla Chiesa trovò dei documenti sulle BR, Andreotti li fece scomparire? Fatto sta che la morte di Aldo Moro è ancora avvolta da mistero, tanto che non si sanno con certezza le motivazioni che hanno spinto le BR ad uccidere il segretario della DC, anche se, da ultime indagini, risulta che alcuni documenti siano in mano ai servizi segreti. Ancora una volta lo Stato sa più del popolo.

Peppino Impastato, eroe contemporaneo!

"Nato nella terra dei vespri e degli aranci
negli occhi si leggeva la voglia di cambiare
la voglia di giustizia che lo portò a lottare.."
Così scrivono i Modena City Ramblers su Peppino Impastato, giovane siciliano che, negli anni '70 con la collaborazione di amici e sostenitori, intrattenne nella sua cittadina un'ardua e "spietata" lotta alla mafia.
Avvicinatosi da piccolo agli ideali comunisti, Peppino non volle sottostare all'indole mafiosa della sua famiglia e, ben presto, dopo esser stato cacciato di casa dal padre, avviò un'attività culturale che aveva come primo obbiettivo quello di lottare ed imporsi contro gli esercizi mafiosi nel suo territorio.
Da quel momento in poi tutta la sua vita lo vedrà impegnato in tale costante sforzo: dapprima con la creazione di un giornalino e poi di "Radio Aut".
Con "Radio Aut" Peppino denunciò per due anni i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini.
Testardo, ostinato, animato da un'enorme voglia di giustizia, niente avrebbe potuto fermarlo se non la morte...
La sua presenza era divenuta troppo ingombrante e le sue denunce troppo esplicite, così Tano Badalamenti, boss mafioso del territorio palermitano, pensò di eliminare il problema alla radice: nella notte tra l'8 e il 9 maggio del '78, Peppino viene assassinato e il suo corpo viene fatto esplodere sui binari della ferrovia con una carica di tritolo.
Ora come allora, i vari Tg e giornali non accennano alla morte di questo grand'uomo... 33 anni fa, la notizia fu offuscata dal "casuale" ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, oggi i mezzi di comunicazione sono distratti dalle influenze di certi "signori" che preferiscono oscurare la storia di Peppino.
Tuttavia, Peppino, rimani nella nostra memoria e noi, come te, vogliamo gridare al mondo che "La mafia è una montagna di merda!" e nel nostro impegno contro di essa siamo orgogliosi di prenderti come esempio.

Un barbiere per il signor Vincenzo!

A cosa può portare la disperazione per la morte di un proprio caro? Immaginiamo adesso, che questo caro, sia proprio vostro figlio. Immaginate che questa persona sia stata uccisa davanti ai vostri occhi. A questo punto, non può mancare un pizzico di mistero: non si sa perché sia stato assassinato e da chi.
Non vi sembra di aver già sentito qualcosa di simile? Mi riferisco al caso Nino Agostino, uomo della scorta di Giovanni Falcone, ucciso il 5 agosto '89 assieme alla moglie Ida Castelluccio che portava in grembo il loro bambino, davanti agli occhi increduli del padre Vincenzo.
Da quel funesto giorno, quest'ultimo, non si taglia più né barba né capelli come forma di protesta contro chi di dovere, in quanto sulla loro morte si è indagato poco, se non nulla, fino ad arrivare alla sentenza del 2005 dove la questura di Palermo impone sul caso il segreto di stato.
Antonino oltre ad essere un poliziotto, faceva parte dei servizi segreti. In quel periodo stava indagando intorno al fallito attentato dell’Addaura. Probabilmente venne eliminato in seguito a qualche sua scoperta sul caso, eppure il
collaboratore di giustizia Oreste Pagano ha dichiarato che «è stato ucciso perché voleva rivelare i legami mafiosi con alcuni della questura di Palermo. Anche sua moglie sapeva: per questo hanno ucciso anche lei». Inoltre secondo il pentito di mafia Giovanbattista Ferrante, Totò Riina ordinò un'indagine interna a Cosa Nostra per individuare i responsabili dell'omicidio, ma «Anche lui non riuscì a sapere nulla».
Ma il mistero non finisce qui! La sera stessa della strage (perché è stata una strage!) la polizia riportò al signor Vincenzo il portafoglio del figlio. Questi, non capendo che cosa se ne potesse fare, lo lancio contro il muro, facendolo cadere rovinosamente e scoprendo degli appunti del figlio. Tra questi ne emerge uno in particolare che recitava qualcosa di simile: " Se dovesse accadermi qualcosa, cercate nel mio armadio.". I poliziotti se ne accorsero e con la figlia si diressero in casa Agostino controllando il suddetto armadio. Infine se ne andarono concludendo: "Abbiamo preso tutto, possiamo andarcene."

Cosa avranno mai trovato tra le memorie di Nino? Qualcosa di così compromettente per cui valga la pena di imporre il segreto di stato su un simile omicidio? Probabilmente non lo sapremo mai. Eppure i suoi genitori, i suoi amici, conoscenti, anche persone che non hanno mai conosciuto direttamente Nino, non smettono di chiedere chiarezza, giorno per giorno affinché tutti noi potremo rivedere il volto del signor Vincenzo, offuscato da così tanta “sfortuna”.
Invito inoltre, chiunque volesse, a firmare via web per togliere il segreto di stato su questo delitto. Di seguito il Link:
http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=4013&catid=21&Itemid=42